Si moltiplicano in internet le espressioni di incitamento all’odio razziale nei confronti di rifugiati e migranti, soprattutto nelle community di persone che commentano gli articoli dei giornali online e interagiscono con i profili social dei maggiori quotidiani. Un fenomeno che richiede alle testate una gestione attiva di queste conversazioni, attraverso attività di prevenzione, monitoraggio e intervento diretto nei dibattiti, con figure professionali ad hoc o formate allo scopo.
È quanto emerge dalla prima ricerca italiana sull’ hate speech on line: “L’odio non è un’opinione. Hate speech, giornalismo e migrazioni”, curata da COSPE nell’ambito del progetto europeo contro il razzismo e la discriminazione sul web, “BRIKCS” – Building Respect on the Internet by Combating hate Speech”, insieme con l’Università degli Studi di Firenze e con “Libertà di Stampa Diritto all’Informazione”, e presentata a marzo.
Iniziano a filmare oggi, primo agosto, e il loro obiettivo è quello di raccontare la città di Siracusa “da più punti di vista, probabilmente carichi di quella contraddizione che alimenta questa terra”. I Giovani per un Mondo Unito d'Italia – una delle espressioni giovanili del Movimento dei Focolari - lanciano una campagna di ricerca fondi per raggiungere il piccolo budget di 1100 euro, necessario a realizzare un documentario sull’antica città siciliana.
Tra il dicembre 2015 e il gennaio 2016 l’insieme delle notizie potenzialmente ansiogene divulgate dalla tv – la cosiddetta “agenda dell’insicurezza” – vede prevalere il racconto di sfide e minacce su scala globale, rispetto alle cosiddette “insicurezze interne”. Si tratta di un dato che segna un cambio di passo rispetto agli anni precedenti e che trova evidenza nell’ultimo “Rapporto sulla percezione e la rappresentazione dell’insicurezza” pubblicato a marzo da Demos & Pi, Osservatorio di Pavia e Fondazione Unipolis e diretto da Ilvo Diamanti.
Secondo lo studio condotto dall’Osservatorio di Pavia sui telegiornali italiani ed europei*, nel periodo monitorato il 54% dell’agenda dell’insicurezza dei media italiani è dedicato alle “insicurezze esterne”, ovvero al terrorismo jihadista, all’impatto dei fenomeni migratori, alla distruzione dell’ambiente e al timore degli effetti del cambiamento climatico. Nel recente passato, invece, a prevalere (86%) era la trattazione delle insicurezze legate alla criminalità, alla crisi economica, al peggioramento delle condizioni di vita e alla corruzione politica.
di Claudia Di Lorenzi
Un confronto aperto a posizioni diverse, alla ricerca di comprensione reciproca e di letture condivise sui temi di maggiore attualità internazionale, dalla politica, alle migrazioni alle logiche che muovono l’universo dei mass media in generale. Questo è stato il Congresso Interdisciplinare Internazionale “Conflict, Dialogue and the Culture of Unity”, che si è tenuto a Lublino, in Polonia, il 3 e il 4 giugno scorsi. Promosso dall’Università Cattolica di Lublino “Giovanni Paolo II”, insieme con l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano e il Centro per il dialogo con la cultura del Movimento dei Focolari, l’incontro ha visto la partecipazione di accademici ed esperti di comunicazione di diversi paesi, fra cui una delegazione di NetOne. Ne abbiamo parlato con Michele Zanzucchi, Direttore di Città Nuova e membro della Commissione centrale di NetOne, che ha preso parte all’evento:
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