Panel 1 - Le domande della società globale
Sperimentazioni e dialogo
Adriana Masotti
Caporedattore Radio giornale della sera, Radio Vaticana
Diversità culturale-religiose e sintonie planetarie
Mi chiamo Adriana Masotti, sono di Roma e lavoro alla Radio Vaticana. Sono responsabile del Radiogiornale della sera in lingua italiana. La mia redazione è formata da 7 persone, più collaboratori e corrispondenti.Giorni fa mi sono imbattuta in una frase del poeta indiano Rabindranath Tagore: "La fede somiglia all'uccello che canta quando è ancora notte fonda" e ho pensato che poteva essere molto adatta ad esprimere il compito di noi giornalisti di Netone. Come l'uccello anche noi possiamo essere coloro che cantano, cioè che vedono, che percepiscono, il bene, il positivo ancora prima che esso si sveli alla maggioranza della gente e anzi svegliano coloro che dormono per avvertirli.
In un'intervista sul significato della Pasqua un teologo una volta mi ha sottolineato una cosa che dovrebbe essere scontata per i cristiani, ma che invece non lo è affatto e su cui poi ho ragionato molto e cioè che Gesù è morto, ma è anche risorto. La Resurrezione è un fatto già accaduto. La Resurrezione ha, dunque, già illuminato e salvato il mondo. Tradotto in altri termini: io non posso fare a meno di credere che nel mondo esistono già i frutti della Resurrezione, che cioè ci sono elementi positivi, segni del mondo nuovo. In mezzo alle guerre, alla violenza, ai tanti egoismi di cui siamo direttamente o indirettamente spettatori se non protagonisti, nonè possibile dunque disperare. Qualunque gesto d'amore è testimonianza della Resurrezione e io come giornalista ho il dovere di notarlo e di farlo notare agli altri. Quando sono al lavoro nella mia redazione cerco di fare in modo che questa certezza illumini la mia scelta sulle notizie da dare, sui servizi e sulle interviste da fare. L'obiettivo è offrire ogni sera all'ascoltatore un giornale radio che oltre ad informare sulle notizie del giorno lasci qualcosa di buono, offra uno spiraglio di bene. A volte potrà essere la testimonianza positiva di una persona nota o di persone comuni che si donano agli altri, di un volontario, di una ONG impegnata in progetti di sviluppo, di un missionario, oppure di un'iniziativa di pace e di dialogo. Di questi tempi cerchiamo ad esempio di tornare spesso sul tema del dialogo tra le diverse appartenenze religiose, penso ai musulmani e agli ebrei. Spesso può trattarsi anche di una mostra, di un festival cinematografico o di uno spettacolo teatrale che mette in rilievo le ricchezze di altri popoli come quelli dell'Africa, dell'America Latina o di categorie deboli come i disabili e i carcerati o i senza dimora.
Un giorno è arrivato in redazione il comunicato di un associazione di quartiere
di Roma. Annunciava un incontro sulla globalizzazione e il consumo etico.
Era una iniziativa organizzata da un quartiere, quindi forse non valeva la pena
farci un servizio. Invece con un collega ci siamo detti:è una cosa piccola, ma
è se è buona può essere un'idea, uno timolo per altre idee simili. Abbiamo
partecipato perciò a quell'incontro e la cosa si è rivelata molto interessante.
Non è poca cosa infatti che gente comune, dopo una manifestazione
per la pace organizzata nel periodo della guerra in Iraq, abbia sentito di
avere dentro di sé in quanto comunità una grande ricchezza e abbia deciso di
valorizzarla costituendosi in associazione permanente allo scopo di promuovere,
prima di tutto per gli abitanti del quartiere stesso, attività di educazione
alla pace e alla responsabilità.
Capita dunque che dopo servizi che sembrano bollettini di guerra, perché uno
dopo l'altro raccontano le tragedie che colpiscono l'umanità, nel nostro
radiogiornale ci sia un servizio di segno opposto che vuol far prendere una
boccata d'aria a chi ci ascolta. A volte, per la forza del contrasto, è come un
benefico pugno nello stomaco, eppure sono convinta che non sia una stonatura.
Una sera ad esempio non c'erano che notizie di violenze in Iraq, in
Afghanistan, in MO e alla fine un'intervista sui 40 anni di Loppiano, la
cittadella del Movimento dei Focolari vicino a Firenze, intervista che
testimoniava la certezza del mondo unito. Parole in apparenza stridenti con la
realtà. Eppure è su questo che, penso, bisogna cambiare mentalità.
Perché la realtà non è solo fatta di cattive notizie, ma anche di quelle buone.
La realtà per essere vera deve essere completa, non parziale. Informare,
dunque, significa dire questo e quello, essere onesti con chi ascolta. E'
l'amore per la verità e per l'ascoltatore che deve costringere a non ignorare
pezzi di ciò che esiste, anche se sono più nascosti e devi andarteli a cercare.
Mi viene in mente ad esempio un servizio su un progetto realizzato in Kosovo in
cui, attraverso il teatro, persone di diverse etnie imparavano di nuovo a
convivere superando l'odio accumulato negli anni recenti di guerra, o ancora
un'intervista che testimoniava la stima cresciuta tra cristiani e musulmani in
Algeria dove persone appartenenti alla due religioni portano avanti insieme
alcune attività.
Una ricerca che, mi pare, ha molto a che fare con una tensione personale
a vivere, momento per momento, un atteggiamento interiore di ascolto, di vuoto
di sé, di accoglienza con colleghi, collaboratori, addetti stampa e, non
ultimo, proprio con le persone a cui arriverà il lavoro di quel giorno che
devono sentirsi rispettate e sostenute nel difficile compito di dare senso ai
fatti che accadono.
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