Comunicazione e media in dialogo

19.11.2022

Comunicazione, media e fraternitá – A 25 anni dal conferimento del dottorato honoris causa in Comunicazione sociale a Chiara Lubich, il network internazionale NetOne ha organizzato un incontro globale per riflettere sul fenomeno delle fake news, sulla polarizzazione sociale, sulla cultura digitale e sulla cultura della pace.

di Silvano Malini (Italia)

Questa domanda ci chiama in causa e nasce dalle molteplici sfide che il tempo della pandemia ci ha lasciato. Oggi si celebra il 25° anniversario del dottorato honoris causa in Comunicazioni sociali di Chiara Lubich. Con diversi membri della nostra rete NetOne ci siamo chiesti come fare in mezzo a tante fratture sociali. È emersa la convinzione che la sua eredità di vita, che può essere sintetizzata nel vivere per l’unità, per la fraternità universale, in ogni settore della vita sociale, è il bisogno e il grido dell’umanità di oggi”.

Così Isabel Gatti, ricercatrice e insegnante argentina, coordinatrice internazionale di NetOne, ha introdotto il suo intervento all’apertura del seminario internazionale online tenutosi il 19 novembre, in contemporanea con le sessioni faccia a faccia a Loppiano (Italia), Medellín (Colombia), Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) e Nairobi (Kenya).

“Comunicazione e media, in dialogo verso la fraternità? A 25 anni dal conferimento del dottorato in Comunicazione sociale a Chiara Lubich”, è il titolo dell’incontro, sostenuto dall’Istituto Universitario Sophia di Loppiano e dalla ONG New Humanity. Circa 200 persone da tutto il mondo hanno seguito e interagito con la trasmissione in streaming, grazie alla traduzione simultanea in inglese, francese, spagnolo, portoghese e italiano.

È stata un’occasione per riflettere su strategie e metodi adatti a realizzare il grande obiettivo di contribuire alla costruzione della fratellanza universale, focalizzando l’attenzione su alcune delle maggiori sfide che i comunicatori si trovano ad affrontare oggi, come il fenomeno delle fake news, la polarizzazione sociale, la cultura digitale e la cultura della pace.

NetOne è un’associazione internazionale di professionisti dei media e del cinema, insegnanti, ricercatori e operatori delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione. È uno spazio di dialogo in cui condividere esperienze professionali, approfondimenti culturali, percorsi formativi, azioni e progetti per una comunicazione mediatica che favorisca la fraternità. Si ispira ai principi e ai valori della spiritualità dell’unità di Chiara Lubich.

Nel 1997, la Saint John’s University di Bangkok ha inserito Chiara Lubich tra i suoi dottori per la sua “straordinaria saggezza nell’uso delle moderne tecnologie mediatiche nella proclamazione della Parola di Vita”. La stessa Chiara disse all’epoca: “Proprio ora che il mondo, pur sembrando precipitare verso l’abisso di nuove guerre, calamità e mali prima neppure immaginati (…) desidera essere più unito e chiede la fratellanza universale, è proprio ora che questi potenti mezzi di comunicazione sono a disposizione dell’umanità”. Mezzi che, come ha dichiarato in seguito, hanno “una vocazione all’unità dei popoli”.

Il professor Chainarong Monthienvichienchai, allora vicerettore dell’università che ha assegnato il premio e suo principale promotore, ha partecipato al seminario e ha ricordato il “ruolo centrale” che la comunicazione ha avuto nella vita di Chiara. “I suoi scritti, e quindi il linguaggio con cui esprime la sua esperienza, contengono tutto un repertorio linguistico che lo distingue dal linguaggio cristiano tradizionale”. “Siamo stati ispirati dalla sua convinzione che sia possibile raggiungere una comprensione reciproca con tutte le grandi tradizioni religiose dell’umanità attraverso il dialogo e il rispetto reciproco”.

Gatti ha poi sottolineato che “sebbene le sfide economiche, sociali, politiche e comunicative mostrino un aumento delle disuguaglianze, vediamo anche molteplici sforzi di molte persone e istituzioni che dai vari campi della comunicazione lavorano per quella che alcuni chiamano ‘un’altra comunicazione’, promuovendo ‘una nuova comunicazione’. Per questo abbiamo scelto di realizzare questa ‘memoria grata’ mostrando alcuni di questi sforzi, che stanno già generando una nuova cultura”.

Dal Brasile, il giornalista e docente Aldo Quiroga ha mostrato come la risposta alla violenza esacerbata dalla polarizzazione politica sia il giornalismo che è “la possibilità di provocare incontri”. Una risposta che viene data “nella continuità del lavoro”, anche se “molti di noi si sentono come il mitologico Sisifo, che spinge una pietra in salita, che tornerà al punto di origine e che, in ogni caso, torniamo il giorno dopo ad affrontare, perché solo nell’esercizio coerente e responsabile della vocazione a comunicare possiamo contribuire a superare questo momento impegnativo”. “Non esiste un percorso di pace senza gli strumenti della comunicazione, che usiamo come un artigiano usa lo scalpello o un panettiere usa il forno.

“È fondamentale pensare alla comunicazione e metterla in pratica come strumento di costruzione della comunità”, ha detto la professoressa colombiana Cristina Montoya di Medellín, che ha citato alcuni dei comportamenti che i comunicatori per la fraternità stanno mantenendo. “Il nostro percorso nella comunicazione ha significato, ad esempio, privilegiare le radio comunitarie, i cosiddetti processi di comunicazione alternativa o la comunicazione per il cambiamento sociale e, in modo particolare, le relazioni; non solo interpersonali, ma anche sociali e istituzionali”. “Abbiamo iniziato a rileggere questa città, riconosciuta come icona del narcotraffico e della guerra, con l’obiettivo di ridefinirla e rendere possibile che luoghi diventati grigi e maleodoranti a causa della mancanza di comunicazione e delle disuguaglianze si riempiano di colore e diano vita a narrazioni di rispetto, inclusione e riconoscimento reciproco”.

Iniziative che perseguono questi obiettivi sono state segnalate dal Benin, dall’Italia e da diverse parti del mondo, mentre Emmanuel Badibanga, dalla Repubblica Democratica del Congo, ha espresso: “Nel dialogo con la fraternità è possibile impegnarsi, secondo i mandati della propria coscienza, a svolgere un lavoro che sia parte della soluzione dei problemi che abbiamo di fronte”. Anche la convinzione di Chiara Lubich è vera: “La fraternità offre possibilità sorprendenti. Permette di conciliare e valorizzare esperienze che altrimenti rischierebbero di diventare conflitti insanabili”.

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